395° Festino di Santa Rosalia, Patrona della Città di Palermo. U fistìnu 2019. Tradizionale Corteo storico, in un mix di folklore e religione che trova il suo culmine nei tradizionali fuochi d’artificio. Autentico scrigno di tradizioni, il Festino di Santa Rosalia, patrona di Palermo è un evento che attira in città decine di migliaia di turisti. Esso celebra la liberazione della città dalla peste del 1624, in seguito al ritrovamento delle reliquie della Santuzza sul Monte Pellegrino. Il primo festino fu voluto dal cardinale Giannettino Doria nel 1625, nel corso dei secoli la festa ha saputo rinnovarsi mantenendo però inalterato tutto il suo fascino e la sua tradizione.
La notte tra il 14 e il 15 luglio migliaia di palermitani accompagnano la lunga marcia del Carro della Santuzza, e si muoverà dalla Cattedrale e al Foro Italico, passando prima per piazza Bologni, Quattro Canti e Porta Felice, porta è l’ingresso dal lato mare al quartiere Cassaro. Un mix di folklore e religione che trova il suo culmine nei tradizionali fuochi d’artificio che illuminano a giorno il foro Umberto I fino alla Cala.
Le tradizioni culinarie. Durante le celebrazioni si consumano pietanze che fanno parte della tradizione popolare palermitana: la Pasta con le sarde (la pasta chî sardi), i babbaluci (lumache bollite con aglio e prezzemolo), lo sfincione (‘u sfinciuni), il polpo bollito ( ‘u purpu), calia e simenza ( ‘u scacciu), la pannocchia bollita (pullanca) e l’Anguria (detto ‘u muluni).
Santa Rosalia o Rosalia Sinibaldi (1130-1156), secondo la tradizione, appartenne alla nobile famiglia dei Sinibaldi e fu vergine palermitana del XII secolo, figlia di Sinibaldo, signore di Quisquina e di Rose in provincia d’Agrigento, allora Girgenti. Visse alla corte di re Ruggero prima di ritirarsi come Eremita in una grotta sul monte Pellegrino, dove morì. Nel 1624 salvò la città dalla peste e ne divenne la patrona, spodestando santa Cristina, santa Oliva, santa Ninfa e sant’Agata. Secondo la leggenda apparve infatti in sogno ad un cacciatore indicandogli dove avrebbe potuto trovare i suoi resti, che portati in processione in città fermarono l’epidemia. Il culto della santa è tuttavia attestato da documenti a partire dal 1196 ed era diffuso già nel XIII secolo. E’ la festa che come scrive il Villabianca “il popolo considera appannaggio tutto suo: tempo/spazio sacro del suo parlare con la Santa”.
U Fistinu, che inizia il 10 di luglio e si protrae per cinque giorni, ha subito delle evoluzioni nel corso dei secoli, oggi i primi tre giorni della festa sono un prepararsi al grande corteo del giorno 14 che precede la sfilata del Carro trionfale e che si conclude alla marina con il celebre spettacolo dei giochi di artificio. Il festino termina giorno 15 con la solenne processione delle reliquie della Santa, contenute all’interno dell’Urna argentea, tra due ali di folla. In Santa Rosalia e nella sua festa i Palermitani trovano una ragione ed una occasione di identità collettiva ben sintetizzato nel grido Viva Palermo e Santa Rosalia.
IL CANTIERE DELLA FESTA
La festa ha sempre inizio con il suo cantiere creativo. Il Festino, come ogni anno, sarà una creazione unica ed irripetibile, un evento unico immaginato proprio sulla città, che nella città trova il suo grande palcoscenico.
PALERMO E I PALERMITANI, UN OMAGGIO ALLA SANTA
Momenti fondamentali, a rafforzare il rapporto tra la città, i suoi artisti a la Santa patrona, saranno come sempre gli appuntamenti che precedono la notte del 14 luglio. Saranno gli spettacoli tradizionali, le musiche del festino, i racconti della santa ad anticipare e dare forza nella sua tradizione più classica alla festa della città e dei suoi cittadini. Così, alcuni quartieri simbolo di questa tradizione, addobbati a festa attraverso luminarie, diventeranno palcoscenici del Festino, in particolare la Kalsa, Monte Pellegrino, e Monte di Pietà. Diversi ed articolati i momenti spettacolari che accenderanno il Festino all’interno dela città.
IL CORTEO: L’ANIMA DEL FESTINO
Cortei e sfilate sono sempre stati, fin dal 1625, momenti topici del Festino ed il loro solenne, variopinto e ricco incedere ha richiamato sempre grande folla di spettatori. Il Cassaro si è trasformato in un grande palcoscenico in cui si è rivissuto il dramma del diffondersi del contagio pestilenziale e la grande gioia della liberazione per intervento della Santa. Grandi spettacoli di luci, di colori e di suoni che sono rimasti nella memoria dei Palermitani e dei turisti.
IL CARRO: UN’OPERA D’ARTE CONTEMPORANEA
Il Carro trionfale rappresenta la festa, è l’anima del Festino, è il cuore dei festeggiamenti. E’ fortemente simbolico, non è soltanto apparato scenico ed allegorico, ma vera opera contemporanea d’artista. Uno dei momenti forti del festino è la sfilata del Carro trionfale per tutto l’antico Cassaro. Il Carro trascinato dai buoi ha la forma di un vascello, con a poppa una struttura architettonica alla cui sommità è issata una statua di Santa Rosalia nel pieno della sua gloria. Il Carro lungo il percorso è accompagnato dal suono dei musici che trovano posto su di esso. Il primo carro è stato realizzato nel 1686. Nel corso dei secoli ha subito diverse evoluzioni, famosi quelli progettati da P. Amato, da A. Palma e G. Bonomo. Molti affermano che con il carro trionfale i palermitani insieme alla gloria della Santa vogliono riaffermare la gloria della propria città un tempo capitale del mondo. Certo è che, soprattutto in questi ultimi anni, il Carro è metafora della voglia della città di trionfare sui propri mali così come la sua “Santuzza” lo fece sulla peste.
LA PROCESSIONE
Il giorno 15, conclusi tutti i festeggiamenti – quelli ufficiali e quelli che singoli quartieri o vie, come la Panneria al Capo o il Vicolo Brugnò organizzano ogni anno – è il giorno del ringraziamento, della preghiera e della invocazione da rivolgere a Santa Rosalia, le cui reliquie, contenute nella preziosa urna d’argento vengono portate in processione per le vie della città, partendo dalla Cattedrale. Aprono la processione tutte le Confraternite di Palermo, seguono gli ordini religiosi ed il Clero. La preziosa “vara” è seguita, tra due ali di folla, dal Cardinale e dalle autorità cittadine. Dopo aver percorso l’antico Cassaro il corteo, a Piazza Marina, si raccoglie intorno al Cardinale per ascoltarne le parole rivolte alla città. Ripreso il cammino ed attraversato buona parte dell’antico Centro storico la vara rientra, a mezzanotte, in Cattedrale, tra le grida dei confrati che glorificano la “Santuzza”.
Accompagnano la processione canti di devozione in rima:
“Uno. Notti e ghiornu farìa sta via!
Tutti. Viva Santa Rusulia!
ed ogni tanto il grido “E chi semu muti? Viva viva Santa Rusulia”.
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