Festa di San Vito patrono Regalbuto. Tradizionale “Viaggio” e Processione dell’Alloro. Nella settimana che precede la festa, ma particolarmente i tre giorni che precedono la processione di giorno 8 agosto, i regalbutesi si recano ad Agira, a piedi o con dei mezzi, per acquistare “Rami di alloro”.
8 AGOSTO – LA FIERA DEL BESTIAME E LA PROCESSIONE DELL’ALLORO
Presso la contrada calvario, in prossimità dell’ingresso del centro abitato sulla statale 121 in direzione di Agira, la mattina presto si svolge la tradizionale Fiera del bestiame. In questo giorno si svolge la Processione dell’alloro, in cui i fedeli esprimono i loro voti al santo mediante questo corteo processionale, che nel passato era la conclusione ufficiale e la raccolta di tutti coloro che erano andati a fare il ‘viaggio’ votivo per tutto il territorio circostante, oggi possiamo dire che è più un’espressione rituale introduttiva alla festività del santo patrono.
Il programma rituale di questo giorno a Regalbuto prevede che, a partire dal primo pomeriggio, i fedeli, recando in mano i rami di alloro, vanno a gruppi presso la Chiesa dei Cappuccini. I fedeli giunti presso la chiesa, entrano dalla porta centrale e si recano presso l’altare a rendere omaggio al luogo dove il santo operò i suoi prodigi, poi escono dalla porta laterale, nel pomeriggio ha inizio la processione dell’alloro. Il corteo è aperto da coloro che recano l’antinni, cioè dei pali rivestiti di alloro e addobbati con fazzoletti variopinti e nastri rossi, sono portati da un portatore e mantenuti in equilibrio con delle corde. Seguono tutti i fedeli che recano in mano i rami di alloro addobbati con nastrini rossi (zahareddi) simboli del martirio di S. Vito. Prima vi sono tutti coloro che seguono a piedi, di cui quelli che hanno fatto un voto particolare a piedi scalzi, quindi vi sono gli uomini a cavallo, riccamente addobbati, che fino ad una decina di anni fa, portavano pure i fucili e sparavano in aria a salve lungo il percorso.
Da una trentina d’anni seguono anche coloro che partecipano in automobile. Lungo il percorso viene continuamente innalzato il grido di un solista che dice “E gridamu, e gridamu ccu cori cuntritu” e tutti rispondono: “Viva Diu e Santu Vitu”. La processione percorre tutta la via Garibaldi fino a piazza V. Veneto, quindi scende dal corso principale via G.F. Ingrassia fino a piazza della Repubblica, quindi sale per via Don G. Campione, via Catania, scende per via Roma fino a piazza V. Veneto per ridiscendere il corso principale fino a piazza della Repubblica dove, dal sagrato della Chiesa Madre, il sacerdote benedice con l’acqua benedetta l’alloro. Per tradizione tutti passano sotto il sagrato e, dopo aver ricevuto la benedizione, proseguono per via V. Emanuele per fare il giro attorno all’isolato della grande chiesa madre del paese.
9 AGOSTO – PROCESSIONE DELLE RELIQUIE
In serata, dopo la solenne celebrazione eucaristica, si svolge la Processione con le Reliquie di parte del cranio, di un braccio e un piede. Questo momento rituale è l’evento centrale della festività, in quanto fa memoria dell’arrivo a Regalbuto in questo giorno delle reliquie provenienti da Piazza Armerina nel 1547. Il legame liturgico a questa data ha determinato da allora la festa del patrono a Regalbuto. La processione, in cui vengono portati dai sacerdoti il reliquiario in argento del cranio di San Vito e le effigie in argento di Modesto e Crescenzia, parte dalla chiesa madre e si reca lungo tutta la via G.F. Ingrassia fino alla piazza S. Vito nel quartiere Tribona. Qui sorge la piccola cappella di San Vito edificata presso l’antico ingresso del centro abitato da sud, in memoria dell’evento dell’arrivo delle reliquie nel 1547. Giunti presso la cappella, i sacerdoti fanno una sosta al suo interno, quindi viene fatta la benedizione solenne con la reliquia del santo. Subito dopo la processione riprende rifacendo lo stesso percorso fino alla chiesa madre.
10 AGOSTO
In questo giorno e l’11, si svolgeva la Processione con la Statua del santo portato a spalla per le vie di tutto il centro abitato, sostava nelle ore più calde e si concludeva nella mattinata dell’11 presso la Cappella di San Vito alla Tribona. La sera dell’11 si svolgeva quella che era chiamata la processione solenne dalla cappella di S. Vito fino alla chiesa madre lungo la via G.F. Ingrassia. Questa processione conobbe due riforme: nel 1945, a causa degli abusi causati dai portatori del fercolo nel 1944, si stabilì che il fercolo venisse posto su un camion e da allora è rimasta invariata tale consuetudine fino ad oggi. Nel 1950 venne ridimensionato il percorso della processione secondo l’impostazione che troviamo oggi, e collocata solo nella serata di giorno 11. Questo si determinò a causa del fatto che il fercolo del santo si era ridotto a percorrere diverse vie del paese con la sola banda per raccogliere le offerte dei fedeli.
11 AGOSTO – PROCESSIONE DELLA STATUA DEL SANTO
Nell’ultimo giorno della festa, il rituale attuale prevede, dopo la celebrazione eucaristica serale, la solenne Processione con il Fercolo recante la statua del santo patrono. La processione, che esce dalla chiesa madre, percorre via Don G. Campione, via Catania, scende per via Roma fino a piazza V. Veneto, quindi percorre il corso principale G.F. Ingrassia fino a piazza della Repubblica dove si conclude.
Il “Viaggio” per l’acquisizione del segno che serve per la processione dell’alloro, viene fatto per voto e devozione. Nel passato il viaggio devozionale si svolgeva, da parte dei fedeli, per tutto il territorio circostante, si giungeva, ad esempio, fino a Mistretta a nord e fino ad Aidone a sud. Durante i giorni della festa, era consuetudine da parte degli uomini, che giravano in paese a cavallo, intonare dei canti in onore del santo secondo lo stile dei canti dell’aia. Di questi canti purtroppo non si conservano testimonianze di nessun genere.
La presenza del segno dell’alloro richiama la già accreditata ipotesi di transignificazione del segno di gloria e onore pagano, ampiamente utilizzato nella Sicilia antica, confluito con gli stessi significati nella tradizione cristiana. Ma a questa ipotesi, personalmente ritengo se ne possa ricollegare un’altra. Infatti, oltre a tale transignificazione avvenuta in epoca paleocristiana, si è aggiunta una caratterizzazione sedimentatasi in Sicilia grazie alla presenza della tradizione cristiana bizantina mediante gli italo-greci, di cui i monaci basiliani ebbero un ruolo rilevante, sotto il profilo religioso, dal VI al XVI secolo della storia siciliana. Non è da trascurare il fatto che nell’area dell’antico val Demone, lì dove vi era la presenza più massiccia dei greci fin dall’epoca araba, nelle espressioni religiose l’uso dell’alloro è diffuso. Così come non va trascurato il fatto che a quest’area appartengono Troina, Cerami, Gagliano e Regalbuto, centri in cui dall’epoca normanna vi erano dei Monasteri basiliani dipendenti dall’abbazia di S. Michele di Troina. Non a caso in questi centri vi è lo stesso uso rituale del ‘viaggio’ per prelevare l’alloro e del corteo processionale dell’alloro in onore del proprio patrono.
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