Festa di San Gerlando ad Agrigento

In una città, Agrigento, che adora Calogero, santo nero e sanguigno, c’è molta gente che s’angustia d’avere a Patrono San Gerlando. Eppure questo francese – era nato a Besançon intorno al 1030 – di probabili ascendenze teutoniche visto che il nome, d’origine gallica, significa “oriundo della Germania” , continua ad avere tutti i “numeri” per continuare a insignirsi del titolo di patrono di questa diocesi. Che peraltro a lui ha voluto intitolare l’ultimo decennio del secolo passato.

E questo perché Gerlando ebbe il grandissimo merito di riuscire nell’improba opera di rievangelizzazione di un territorio agrigentino divenuto ormai, dopo due secoli di dominazione araba, completamente musulmano. Punti di forza di Gerlando furono le opere di carità ma soprattutto la predicazione. La sua maniera di arringare la folla era definita “dolce come il miele”, e si sottolineava come con le sole parole il Santo fosse capace di convincere ebrei e musulmani a convertirsi. Ma a quanto farebbero pensare alcuni detti popolari come lo scherzoso “firrìa, Ggiurlà!” , ossia “levati di torno, Gerlando!”, il patrono di Agrigento aveva il suo punto di forza… nell’insistenza.

Comunque sia Gerlando fu una pedina fondamentale nell’opera di riconversione della Sicilia voluta dai re normanni. Il Gran Conte Ruggero – che lo conosceva bene, visto che era suo parente – lo chiamò in Sicilia subito dopo la conquista di Palermo per affidargli proprio quella diocesi agrigentina che appariva come la più ostica da riconquistare alla fede cristiana. In quei tempi, inoltre, la giurisdizione dei Vescovo agrigentino includeva anche Termini Imerese e si estendeva sino alle porte di Palermo. La diocesi si vantava dell’appellativo di “bimare”, poiché si affacciava a sud sulle acque che conducevano all’Africa e a nord su quelle che recavano in Europa. Gerlando, dunque, accettò la difficilissima missione affidatagli da Ruggero e si recò ad Agrigento. E solo successivamente fu consacrato vescovo della città da Urbano II. Il Papa, in una bolla del 1099, scriveva: “Karissime Frater Gerlande, quem omnipotens Dominus… notris tamquam Beati Petri minibus consecrare dignatus est”.

Ma torniamo a quello che oggi definiremmo il “grande potere di comunicazione” attribuito a San Gerlando: all’interno del Duomo di Monreale si trova un’immagine del Santo ricca di riferimenti simbolici che sembrano confermare questa sua capacità di convincere il popolo a scegliere la religione cristiana. In quell’immagine la mano sinistra reca il Vangelo, su cui il santo punta lo sguardo; la destra – come anche nel Cristo Pantocreatore di Cefalù – compone con indice e medio l’iniziale e la finale in lingua greca del nome Gesù e, con l’anulare incrociato con il pollice e il mignolo, l’iniziale e la finale di Cristo. Il Santo ci viene poi mostrato con orecchie molto sviluppate, a indicare l’attenzione per tutto ciò che Gesù ci ha insegnato.

Altri chiarissimi segni sono la tonsura, i paramenti sacerdotali azzurri – per i bizantini quel colore era simbolo del potere umanizzante del verbo di Cristo -, lo sfondo in oro, che indica la luce del Paradiso nel cammino della Chiesa. Persino le scarpe, segno della preziosità del personaggio nelle icone bízantine, richiamano ad una evangelizzazione in cammino verso i fratelli. Ma non solo nell’opera di conversione fu impegnato il primo vescovo cristiano nell’Agrigento del secondo millennio: proprio sotto il vescovato di Gerlando – poco prima del 1100, anno in cui il vescovo secondo alcune fonti sarebbe morto (altri indicano altre date fino al 1104) – presero il via i lavori per l’erezione della Cattedrale. E 200 anni dopo, durante il periodo di vescovado di Bertoldo De Labro, la basilica venne intitolata proprio a Gerlando, nel frattempo divenuto santo e patrono della Città dei Templi.

Il trascorrere dei secoli e delle mode ha segnato la cattedrale di Agrigento di quell’affastellamento di stili – dal normanno al gotico-chiaramontano, dal rinascimentale al barocco – caratteristico di moltissime chiese siciliane, ma il tempio continua a essere intitolato a San Gerlando, che si festeggia due volte all’anno: il 25 febbraio, giorno della morte del vescovo Gerlando di Agrigento, ma anche il 16 di giugno. Nonostante la “concorrenza” di San Calò.

Per maggiori informazioni:

www.cattedraleagrigento.com

www.sangerlando.it

www.comune.agrigento.it

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    Categoria: FESTE RELIGIOSE

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