Il culto di San Paolo a Palazzolo Acreide (SR) è molto antico, anteriore, probabilmente di diversi secoli, alla stessa elezione del santo a patrono avvenuta nel 1688, al posto della Madonna di Odigitria, venerata nella chiesa di san Sebastiano. Spettacolare ricorrenza religiosa.
Il giorno 27 Pellegrinaggio in contrada “San Pauluzzu”, il giorno 28, la vigilia alle ore 18,00 tradizionale “Giro di Gala”, gli stendardi, le bandiere, un picchetto storico a cavallo e i “tammurinari”, sfilano con la banda per le viedella Città, alle ore 20,30 “A Sciuta ra cammira”, l’attesissima svelata della cinquecentesca statua del Patrono, che viene accolta dalle acclamazioni di giubilo dei devoti “E cchi siemu tutti muti Paulu di la vita Patronu” “viva San Paulu” “viva lu Gran Patronu”.
Il 29 giugno, giorno della festa del Santo, ha inizio con la benedizione e la distribuzione della spiga di San Paulu e “U GIRO RO PANI” un un piccolo carretto, viene trainato a mano per le vie del paese dai fedeli e raccoglie le tradizionali “cuddure” pani a forma di ciambella decorati con serpenti, che vengono poi benedetti e venduti nel sagrato della chiesa. A seguire la maestosa e spettacolare “SCIUTA” della “vara” con la statua di San Paolo e della reliquia accolta sul sagrato da “nzareddi” colorati e spettacoli pirotecnici, durante la processione l’antico rito della presentazione dei bimbi nudi al Santo.
Durante la festa dei pani sono offerti al santo e venduti all’asta nella sacrestia, si tratta delle “CUDDURE di San Paolo”, grosse ciambelle decorate a rilievo sulla superficie con serpenti di pasta e guarnite con un vistoso nastro rosso. Il devoto che acquista questa cuddura ritiene che in questo pane ci sia qualcosa di misteriosamente soprannaturale e perciò lo distribuisce tra i familiari e gli amici, che ne mangiano un pezzo o lo conservano per devozione. Il richiamo figurativo al rettile allude alla tradizione che assegna al Santo la protezione dal morsi velenosi, infatti San Paolo fu morso da una vipera rimanendone immune. La loro origine è da trovare nel fatto che la festa cade nel momento della mietitura. Le grosse ciambelle di pane affondano le loro radici nell’antica civiltà contadina, degli ex voto portati dai devoti per essere protetti. Una tradizione secolare che ancora oggi stupisce per le enormi quantità di pane che viene raccolto e poi venduto.
Le ricorrenze festive ricadono in due periodi dell’anno molto importanti per l’agricoltore: il 25 gennaio – giorno della conversione del santo al cristianesimo – quando il grano nei campi non è altro che un piccolo germoglio e l’inverno ancora lungo lo minaccia coi suoi rigori – e quindi è il momento di propiziare condizioni atmosferiche non avverse per un buon raccolto; il 29 giugno – giorno del suo martirio – quando sono in corso le operazioni di mietitura e quindi si ringrazia il santo per il raccolto effettuato e se ne chiedono di nuovi, per il futuro, sempre più abbondanti.
La Festa invernale si svolge dal 24 gennaio al 1° febbraio.
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