Festa di San Giacomo a Capizzi

La Festa di San Giacomo Apostolo Maggiore, patrono di Capizzi in provincia di Messina, è una delle feste più particolari e antiche della Sicilia. Il suo culto risale al tempo dei Normanni, quando edificarono l’attuale Santuario di San Giacomo. Processione delle Sante Reliquie. Il 22 luglio il Corteo Storico del Vessillo Aragonese che ricorda il soggiorno di Pietro II d’Aragona a Capizzi nel XIV secolo e la concessione di un emporio da tenersi nella cittadina nel XIV secolo) con figuranti in costume d’epoca.

lL CORTEO STORICO DEL VESSILLO ARAGONESE

Risale al periodo di Pietro II d’Aragona secolo XIV, si inserisce nella manifestazione religiosa in onore di San Giacomo e si svolge il 22 luglio di ogni anno. Con il vessillo il Re voleva significare che il tutto si svolgeva sotto la sua egida dacché lui stesso istituì una “Fiera franca”, esente da dazi ed imposte e quale segno di questo grande privilegio, donò alla Città il “Vessillo” con il suo stemma. I Capitini in segno di gratitudine per sì grande concessione, ogni anno durante la festa di San Giacomo, e precisamente il 22 luglio, portavano in solenne processione fino al Castello il Vessillo. La manifestazione si articola in due momenti: In mattina l’autorità ecclesiastica consegna il Real Vessillo all’Autorità civile che lo colloca nella zona del Castello dove prima insisteva la Chiesa della Maddalena – Cappella Regia; Nel tardo pomeriggio lo stesso Vessillo viene riconsegnato all’Autorità religiosa e verrà issato sul campanile del Santuario di San Giacomo, dove sventolerà per tutto il periodo dei festeggiamenti.

 LA FESTA

Dal 16 al 24 luglio si svolge la novena. All’alba del giorno 25 luglio, numerosi fedeli scalzi fanno “U viaggio” in onore al Santo per chiedere grazie, o per sciogliere voti. Il 24 luglio si svolge la Processione delle Reliquie del Santo, il 26 luglio Processione del fercolo del Santo Protettore, sorretto a spalla da molti devoti, per le vie del paese: tradizionali “Miracoli”, consistenti nell’abbattimento di un muro. Il fercolo, per l’occasione, viene utilizzato a mo’ di ariete mediante il quale viene abbattuto il muro di una casetta. La leggenda vuole che là, grazie all’intervento miracoloso del Santo, sono stati sconfitti i saraceni, asserragliati dentro il loro luogo di culto.

La Processione delle Sante Reliquie, contenute in un’artistica teca di legno dorato, portate da un nobile spagnolo, Sancho d’Eredia, cavaliere aragonese a Capizzi nel XV secolo. Le reliquie sono portate in processione per le vie del Centro storico di Capizzi dalla Venerabile Confraternita di San Bartolomeo Apostolo e la Venerabile Confraternita di San Giacomo Apostolo Maggiore. Le reliquie di alcuni Santi contenuti in reliquiari pregiati d’argento vengono sistemate dentro la teca: la Reliquia di San Giacomo Apostolo Maggiore invece viene portata in processione dallo stesso Arciprete che prima di entrare nel Santuario di San Giacomo, fa la benedizione con la Reliquia stessa. E’ da ricordare che la Città di Capizzi possiede la Reliquia più antica della Sicilia di San Giacomo Apostolo Maggiore, consistente in una giuntura di un dito del Santo. I vespri solenni officiati dall’Arciprete nel Santuario di San Giacomo chiudono la spettacolare serata.

Il 26 luglio alle ore 11 circa solenne celebrazione della Messa in onore del Santo come il giorno precedente. Ma tutta la solennità di questa giornata si concentra nella lunga, faticosa ed estenuante processione con il fercolo, su cui troneggia maestoso e benedicente San Giacomo, che sorretto a spalla da molti devoti, specialmente giovani, percorre le vie e la periferia del Paese.

Il fercolo (a Vara), di antica e robusta costruzione, poggia su due lunghe e pesanti travi, alla cui estremità vi sono fissati quattro grossi anelli (i Catineddi) in ferro. Sulla parte superiore invece vi sono legate sei funicelle (i Lazzuni) di colore rosso. Anelli e funicelle sono molto importanti per la guida e l’equilibrio del fercolo stesso. Infatti, gli uni e le altre sono tenuti da devoti maturi e saggi, che ne vantano il possesso tramandato da padre in figlio, i quali con la loro bravura ed esperienza, fan sì che tutto proceda bene. La solenne processione ha inizio alle ore 18 circa e si protrae fino a tarda sera, ad essa partecipa non solo il popolo capitino ma anche molti devoti venuti dai paesi vicini. Il momento più suggestivo, e profano nello stesso tempo, della processione si raggiunge in Piazza dei Miracoli, dove avvengono appunto i tradizionali “miracoli”.

Il tradizionale rito di questi “miracoli” (termine non appropriato) consiste nel percuotere vtiolenemente con l’estremità delle travi, dove poggia il fercolo, come un “ariete di guerra”, il muro di un’antica casa attigua alla chiesa di S. Antonio. Il muro percosso da quegli urti veementi crolla e solo allora hanno termine i “Miracoli”. Quando e come ha avuto inizio questo “rito” nessuno può saperlo con precisione, perché mancano i documenti storici.

Da sempre dicono i Capitini, San Giacomo ha fatto i “Miracoli”, attribuendo al “rito” un intervento soprannaturale. Anzi a questi “Miracoli” era legata un’antica tradizione: quando le percosse al muro erano di numero pari, esse erano di buon auspicio sia per i frutti della terra come per tutto l’andamento dell’annata. Invece le percosse in numero dispari portavano nel Paese: calamità, disgrazie, carestie e disastri d’ogni genere. Oggi questa superstizione è scomparsa. Le interpretazioni di quest’ antica tradizione sui “Miracoli” sono tante. La più attendibile sembra la seguente. Prima del cristianesimo quell’antica casa era un tempietto dedicato a un Dio pagano. Quando il popolo capitino si convertì al cristianesimo e scelse come Protettore San Giacomo, durante la sua festa si pensò di distruggere simbolicamente quel tempietto pagano, abbattendolo con il fercolo di San Giacomo. Questo episodio dovette divertire e appagare il popolo capitino, tanto da ripeterlo ogni anno, come rito sacro, come un “Miracolo”, così da divenire una pia tradizione, in vigore a tutt’oggi.

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    Categoria: FESTE RELIGIOSE

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