Allestimento del tradizionale “Altare di San Giuseppe” adornato con pane votivo, lavorato secondo la tradizione locale e prodotti tipici. Tradizionale pranzo dei “Santi”.
Festa di San Giuseppe a Chiusa Sclafani (Palermo). Una tradizione che si ripete da secoli a cura dei falegnami.
Un’antica leggenda narra che, qualche migliaio di anni prima della nascita Cristo, gli abitanti della Trinacria videro che la campagna si inaridiva a poco a poco; la terra non dava più né fiori né frutti e la fame cominciava a farsi sentire. I siciliani invocarono la divinità da sempre venerata dai loro padri: Zeus (Giove), Dio del cielo e Demetra (Cerere), protettrice della fertilità della Terra. Le loro preghiere, però, non furono esaudite: Zeus era di cattivo umore e Demetra era molto addolorata perché Ade (Plutone), Dio dei morti aveva rapito sua figlia Persefone (Proserpina).
I Siciliani, quindi, invocarono tutti gli altri dei affinché Ade restituisse Persefone alla madre promettendo la preparazione di altari meravigliosi in onore di Demetra, quale ringraziamento per il risveglio della natura sulla Terra. Gli dei stabilirono che, da quel giorno, Persefone sarebbe stata per sei mesi con la madre, sulla Terra, e per sei mesi con Ade, nel regno dei morti. Demetra, felice per il ritorno della figlia, fece risvegliare la natura; i campi tornarono a verdeggiare e gli uccelli a volare nel cielo. I Siciliani, come promesso, prepararono altari bellissimi e ricoperti di odoroso mirto e alloro, e vi appesero piccoli pani, capolavori a forma di fiori, frutti, baccelli di fave, piselli, ortaggi, quali simboli dei prodotti della terra per lungo desiderati.
La tradizione dell’altare votivo con il pane, fin d’allora si ripete ogni anno per occasione del ritorno di Persefone dalla madre che corrispondeva al risveglio della natura. In seguito il risveglio della natura fu chiamato “Primavera” e con l’avvento del Cristianesimo l’altare votivo fu dedicato a San Giuseppe, per l’occasione, alcune famiglie, o per voto o per grazia ricevuta preparano il pane per offrirlo ai poveri. La dedica dell’altare andò su San Giuseppe il cui bastone fu l’unico a “fiorire”, segno di purezza fra i pretendenti di Maria, evento che lo prescelse quale sposo della madre di Gesù e custode della Sacra Famiglia. L’altare di San Giuseppe vuole essere quindi un simbolo di qualità, un invito ad essere di animo caritatevole verso il prossimo: potremo salvarci solo se riconosceremo Cristo Risorto nei panni dei nostri fratelli più bisognosi.
Il 19 marzo di ogni anno gli Altari allestiti presso i locali dell’incantevole ex Monastero benedettino Badia a Chiusa Sclafani, e nelle case di moltissime famiglie, in segno di ringraziamento verso il Santo, propina l’abbondanza di ogni genere: pani votivi, frutta, fritture di verdure, dolci quali pignoccata e sfinge di pasta e di riso, cannoli, bignè, riso dolce, taralli. Davanti l’altare viene, inoltre, allestita una tavolata su cui siederanno i Santi a personificare la Sacra Famiglia per consumare il banchetto rituale, simbolo di abbondanza, a base di pasta con salsa condita con mollica abbrustolita e dolcificata con lo zucchero, fritture e dolci tipici.
I visitatori potranno partecipare alla manifestazione e degustare i piatti tipici della festa, visitando oltre l’altare, anche l’antica distilleria in cui saranno esposti i pani votivi rituali con le apposite schede tecniche; su queste ultime troveranno le informazioni sui significati simbolici e relativi usi e la lavorazione di quel particolare pane votivo. Al termine della visita, verrà donato ai visitatori il pane votivo della festa.
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